da FNOB

VARIANTI GENETICHE DA ANALIZZARE PER TERAPIE AL TUMORE AL SENO

In base a una ricerca coordinata dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e pubblicata sul Clinical Cancer Research è emerso che sono tre le varianti genetiche da analizzare per stabilire il successo della terapia anti-ormonale per pazienti malate di tumore al seno che hanno subito un’operazione. Lo studio va avanti ormai dal 2005 e serve per comprendere la durata ideale della terapia ormonale con letrozolo, un inibitore dell’enzima aromatasi. Le pazienti devono seguire questo trattamento dopo essere state operate per un tumore al seno positivo ai recettori per gli estrogeni, ottimizzando i benefici e cercando di ridurre il più possibile gli effetti collaterali come ad esempio l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari. “Oggi le pazienti ricevono il trattamento ormonale adiuvante per un periodo che arriva fino a sette-otto anni. Valutare la presenza o meno di queste tre varianti potrebbe aprire la strada alla personalizzazione della durata di tale trattamento sulla base del rischio di recidive e di effetti collaterali e bilanciare al meglio le cure”. A spiegarlo è stata Lucia Del Mastro, coordinatrice dello studio nonché oncologa e direttrice della Clinica di Oncologia medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino – Università di Genova. Dalla ricerca si è avuto modo di evincere che le tre varianti sono collegate a un maggior rischio di recidiva e metastasi del tumore a distanza di tempo, ma anche a un numero inferiore di effetti collaterali come possono essere fratture o eventi cardiovascolari. (Agenbio) 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37888299/

COLESTEROLO NOVITA’ DALLA SCIENZA

Il colesterolo è una delle grandi minacce alla nostra salute. Sono tanti i rimedi per cercare di limitarlo, a partire da una sana e corretta alimentazione. Tuttavia, non sempre opportuni accorgimenti sono sufficienti a evitare che i livelli nel sangue siano eccessivi. Ecco perché la ricerca va avanti e fornisce strumenti sempre più adeguati a combattere il colesterolo cattivo. Tra questi c’è un nuovo farmaco, Inclisiran, che potrebbe rivelarsi una preziosa arma di prevenzione contro le malattie cardiovascolari, conseguenza proprio del colesterolo in eccesso. Attraverso l’iniezione del farmaco in questione si possono dimezzare i livelli del colesterolo LDL, mantenendoli stabili nel tempo. Dai test effettuati con le sperimentazioni in Spagna e in cinque Regioni italiane sono emersi dati confortanti, tanto da ipotizzarne un utilizzo a larga scala. Il farmaco è stato considerato sicuro ed efficace, con effetti collaterali lievi e “con una riduzione potente e duratura del colesterolo LDL fino al 54% nei pazienti con malattie cardiovascolari”. Secondo Novartis, che ha effettuato lo studio sul prodotto, quest’ultimo “è il primo che agisce imitando il percorso naturale di regolazione dell’espressione genetica nel nostro corpo”. Il sistema si basa sulla tecnologia a Rna, simile a quella utilizzata nei vaccini anti-Covid. Il siero è da ritenersi aggiuntivo rispetto ai medicinali standard normalmente assunti per il medesimo problema. (Agenbio) 

DEPRESSIONE E CARENZA DI SONNO

Secondo una ricerca condotta dal dipartimento di epidemiologia biocomportamentale della University College London, dedicare al riposo notturno meno di cinque ore a notte per un periodo di tempo lungo potrebbe aumentare il rischio di sviluppare depressione.

Lo studio, pubblicato su Translational Psychiatry, ha analizzato i dati genetici e sanitari di 7.146 persone di età media di 65 anni reclutate in uno studio di popolazione inglese. I ricercatori hanno scoperto che le persone che mostravano una più accentuata predisposizione genetica al poco sonno erano anche più inclini a sviluppare i sintomi della depressione nei 4-12 anni successivi. Non era però vero il contrario, ossia, le persone con una maggiore predisposizione genetica alla depressione non mostravano di avere le carte in regola per sviluppare un’aumentata propensione a dormire troppo poco.

Per confermare i loro risultati, gli studiosi hanno anche osservato le associazioni non genetiche tra la carenza di sonno e i sintomi della depressione: anche in questo tipo di analisi le persone che dormivano cinque ore o meno per notte mostravano di avere un rischio 2,5 volte più alto degli altri di sviluppare depressione. (Agenbio) 

https://www.nature.com/articles/s41398-023-02622-z