La risposta al cibo è strettamente individuale e personalizzata.  Tutto conta ma niente in modo predominante, come la genetica, il tipo di cibo, la loro composizione, il microbiota personale, lo stile di vita. Una stessa dieta data a 20 anni non da gli stessi risultati se data a 40 anni alla stessa persona. Questo lo insegno da 30 anni alle persone che seguo. Seguire le mode non ha senso , ha senso solo seguire se stessi e il momento che si sta vivendo. Non esiste metodo, ma sistema attorno alla persona, questo è il futuro, la dieta quindi ad personam. Un messaggio simile e che non mi sorprende quello che arriva dai risultati dello studio Predict-1, da poco pubblicati su Nature Medicine, che si candida a diventare una pietra miliare nell’ambito delle ricerche su nutrizione, metabolismo e prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili.

La ricerca al King’s College di Londra, ha conivolto 1.103 partecipanti, tutti in buona salute, inclusi 660 gemelli mono ed eterozigoti, seguiti per due settimane sia nel tipo di alimentazione, sia attraverso misurazione di marker metabolici, composizione del microbiota e valutazione di stili di vita: sicuramente lo studio più dettagliato a oggi disponibile per valutare i diversi fattori che influenzano le risposte del nostro organismo al cibo.

I risultati mettono in evidenza come sono diversi i fattori con un impatto sulla qualità della salute, che la genetica gioca un ruolo minore di quanto generalmente si tenda a credere nella risposta metabolica all’ingestione di cibo, tanto che gemelli monozigoti possono rispondere in maniera molto diversa agli stessi alimenti.

Ciascuno di noi è “unico” nella risposta al cibo e, pertanto, non esiste un modo “giusto”  per mangiare. Lo stesso momento ottimale per mangiare dipende dall’individuo e non può legarsi a orari fissi: i ricercatori, per esempio, hanno scoperto che vi sono soggetti in grado di metabolizzare meglio il cibo a colazione e altri a cena

Anche la combinazione di nutrienti è altamente individuale e, pertanto, le diete basate su rapporti fissi di macronutrienti non possono funzionare allo stesso modo in ogni individuo

Per quanto riguarda il microbiota sono stati individuati 15 ceppi correlati a marker di buona salute, legati in particolare al consumo di alimenti vegetali e questo la dice lungo sulla chetogenica a chi non ne ha bisogno. Altri 15, invece, legati più al consumo di carne, si sono segnalati più strettamente correlati a indicatori di cattiva salute. La scelta dell’alimentazione più che sulla genetica e sulle mode deve basarsi sul momento, sulla funzionalità intestinale, sulle condizione metaboliche del glucosio, sulla capacità di metabolizzare i grassi, sull’allenamento, sull’età’ sulle abitudini e condizioni ambientali. Una semplice conferma di quanto insegno da tantissimi anni