Ecco cosa la coldiretti ci indica come cibi di cui fare attenzione nella nostra alimentazione in quanto più pericolosi di altri per il loro rischio tossicità . Si basa su uno studio del 2015 elaborato sulla base del Rapporto del Ministero della Salute sui sistema di allerta europeo, che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, metalli pesanti,micotossine, contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti.

  1. Nocciole e frutta secca  turche ricche di aflatossine cancerogene
  2. arachidi dalla Cina inquinate da aflatossine cancerogene 
  3. spezie dall’India, come il peperoncino contaminato da pesticidi oltre i limiti o con problemi da infezioni microbiologiche
  4. Curcuma dell’India
  5. Bacche di Goji dalla Cina
  6. Fagioli Azuchi cinesi
  7. Zenzero cinese e indiano, zenzero e fagioli a rischio
  8. Pesce spagnolo ricco di metalli pesanti soprattutto nel tonno e pesce spada
  9. Frutta e verdure turche con fichi secchi poco sicuri
  10. Frutta e verdura dall’egitto ricche di sostanze chimiche da noi vietate come alcuni pesticidi nei peperoni
  11. Semi di sesamo indiani con allarme salmonella e aflatossine
  12. Pistacchi dell’Iran aflatossine
  13. Olive e Fragole nord africane ricche di pesticidi
  14. Pistacchi dagli Stati Uniti
  15. Pesce del Vietnam alto rischio di metalli pesanti
  16. Erbe e spezie come paprika e peperoncino cinesi ricchi di pesticidi
  17. Formaggi francesi con contaminazioni microbiologiche
  18. Pollo della polonia

Con molti di questi Paesi l’ Europa ha tessuto accordi internazionali di scambio importanti e poco tutelanti delle eccellenze italiane e della salute cosi tutelata nel nostro paese

L’agricoltura italiana – continua la Coldiretti – è la più green d’Europa con 285 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di oltre 14 volte quella dei prodotti extracomunitari (5,7%).