Con il termine vitamina K si indica una serie di composti derivati dalla molecola 2-metil-1,4-naftochinone tra cui la vitamina K1, sintetizzata dalle piante verdi e la vitamina K2, prodotta nel tratto intestinale dalla flora intestinale.
Caratterizzata da proprietà antiemorragiche, la vitamina K (liposolubile) è utile per la coagulazione del sangue.

La vitamina K è contenuta in natura negli ortaggi a foglia verde (spinaci, lattuga, broccoli, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles) e, in quantità inferiori, nei cereali, nella carne e nei latticini.

Non sono state definite quantità minime giornaliere raccomandate di vitamina K: si ritiene però che l’apporto ottimale debba aggirarsi intorno a 1 microgrammo per ogni kg di peso corporeo, normalmente fornito da una dieta mista, ma oggi le verdure ne sono spesso carenti e si determina nell’uomo una carenza diretta. Le alterazioni poi della flora intestinale dovuti all’alterata alimentazione e allo stress ambientale ne determinano una carenza anche se una volta gli stati carenziali non si evidenziavano a motivo di una migliore flora intestinale. L’abuso inoltre di antibiotici oltre a determinare una antibiotico resistenza ha determinato una moriade nella flora intestinale e quindi una riduzione della sua sintesi in modo interno. La vitamina K inoltre e’ una vitamina liposolubile e per essere assorbita necessita bile. Ecco che persone operate alla cistifellea o con alterazione della digestione dei grassi hanno anche una alterazione del suo assorbimento con rischio della coagulazione abbinato a un alterato deposito delle placche aterosclerotiche. La vitamina K infatti facilita il deposito calcio nelle ossa e non nei vasi. Una sua carenza a lungo termine favorisce invece il deposito calcico nei vasi con tutti i rischi correlati
Una ricerca del Nutrition and Health Innovation Research Institute dell’australiana Edith Cowan University ha rivelato che il rischio di fratture in tarda età si può ridurre. Lo studio svolto in collaborazione con la University of Western Australia, ha esaminato la relazione tra i ricoveri per fratture e l’assunzione di vitamina K1 in quasi 1400 donne anziane per un periodo di 14,5 anni utilizzando il Perth Longitudinal Study of Aging Women. Secondo la ricerca, pubblicata su Food & Function, le donne che consumavano più di 100 microgrammi di vitamina K1 – equivalenti a circa 125 g di verdure a foglia scura (spinaci, cavoli, broccoli), o a una/due porzioni di verdure – avevano il 31% in meno di probabilità di avere fratture rispetto alle partecipanti che ne consumavano meno di 60 microgrammi al giorno, l’attuale linea guida di assunzione in Australia. I risultati sono stati ancora migliori per quanto riguarda le fratture dell’anca: coloro che hanno mangiato più vitamina K1 hanno visto ridursi di quasi la metà il rischio di ospedalizzazione (49%). Gli autori dello studio suggeriscono pertanto che la quantità ideale di vitamina K1 sia superiore ai 100 microgrammi al giorno.

Buona giornata ed assicuratevi sufficiente vitamina K